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Restauro tappeti persiani

Siamo artigiani restauratori professionisti; dal 1989 abbiamo sviluppato grandi capacità ed accumulato, durante il corso degli anni, particolare esperienza nel restauro e ripristino dei tappeti pregiati.

– DI SEGUITO ALCUNI DEI NOSTRI ULTIMI LAVORI –

Restauro tappeti persiani, antichi e preziosi
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Restauro tappeti

Restauro tappeti
Restauro tappeti
Restauro tappeti
Restauro tappeti Herati - Ricostruire la cornice - prima
Ricostruire la cornice - prima
Restauro tappeti Herati - Ricostruire la cornice - dopo
Ricostruire la cornice - dopo
RESTAURO TAPPETI

Ricostruire la parte finale, la cornice

L’ immagine che vedete è di un tappeto persiano (proveniente da Ardebil) la cui origine risale agli anni trenta (1930 circa), quindi di vecchissima manifattura.

Col tempo è stato rovinato e il danno maggiore, come ben vedete dalla fotografia, è sulla parte finale, la cornice esterna.

La testata è una delle parti più a rischio di danneggiamento; è stato abbastanza trascurato, quindi l’abbiamo preso incarico per portarlo allo stato originale.
Lo stato originale significa che la cornice esterna sia perfetta sui quattro lati del tappeto, cioè che la stessa sia perfettamente girata intorno al tappeto.
Per fare un intervento del genere occorrono:

  1. Preparare materiali all’altezza del tappeto: come sapete ogni tappeto fatto sull’ armatura può essere di cotone, lana, seta. In questo caso il tappeto fatto con armatura(intreccio fra l’ordito e trama) è di cotone. Dobbiamo fare attenzione nel scegliere il cotone che deve rispettare spessore o calibro esatto della trama o ordito dell’ armatura originale, nel senso che se per caso il cotone con cui vogliamo ricostruire l’ordito o la trama non è dello spessore esatto il risultato sarà completamente diverso e di conseguenza il disegno eseguito dal restauratore non sarà uguale al resto del tappeto.
  2. Scegliere la lana: in questo caso bisogna capire bene la qualità della lana del tappeto su cui lavoriamo in modo da poter scegliere la corretta lana.
  3. La fase più complicata è trovare le tinte giuste. In ogni restauro di qualsiasi tipo dobbiamo assolutamente rispettare l’integrità dell’oggetto, che sia un mobile, quadro, ecc.. Come sapete la stragrande produzione di articoli di vecchia data o antichi sono stati realizzati con prodotti naturali e soprattutto è stato impiegato molto tempo per realizzarli. Per cui, magari, la tintura della lana fatta oggi sarà diversa con ciò che faremmo tra un mese.
  4. Dopo aver preparato i materiali che servono, bisogna cominciare a costruire ciò che è mancante o rotto; dopo aver fatto la nuova armatura, bisogna riannodare. Perchè chiamo questa lavorazione “riannodare”? Per fare qualsiasi tappeto (salvo quelli cosi detti primitivi) occorre un disegno; in base a questo l’artigiano comincia ad eseguire il lavoro tessile. Invece il nostro restauratore, per poter rifare il tappeto danneggiato, deve copiare una parte del tappeto che corrisponda alla parte rovinata, così che riesca a riannodare (ripristinare)il tappeto.
  5. Dopo aver ricostruito la parte rovinata, bisogna rasare con la forbice e finalmente avremo un restauro ad altezza del tappeto.

Nella foto potete osservare con attenzione la fase mentre il tappeto era al telaio (in fase di restauro). 

Restauro tappeti Harati - Ricostruire le frange Isfahan - prima
Ricostruire le frange Isfahan - prima
Restauto tappeti Harati - Ricostruire le frange Isfahan - dopo
Ricostruire le frange Isfahan - dopo
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Ricostruire le frange Isfahan

Le parti che subiscono i danni maggiori in questi preziosi oggetti sono soprattutto gli orditi e le frange (queste ultime rappresentano le aree del tappeto “scoperte”). Purtroppo a causa dell’utilizzo di aspirapolveri e battitappeto, i tappeti subiscono un progressivo danneggiamento, in particolar modo le frange che, impigliandosi nei tubi di aspirazione, vengono malamente strappate.

Anche nel variegato mondo del tappeto orientale, esistono vari indicatori di qualità che spaziano dalla bassa qualità all’eccellenza. La provenienza del tappeto, in particolare, costituisce un valore aggiunto importante per stabilirne le peculiarità.
Esfahan rappresenta una garanzia di altissimo pregio. Eccellenza, Maestosità, Bellezza sono i tre sostantivi che contraddistinguono questo marchio di provenienza. La manifattura del tappeto si presenta infatti estremamente raffinata.
Qui potete osservare un Esfahan di vecchia manifattura che, per le ragioni sopra indicate, presenta le frange sfilacciate e staccate. Nella città omonima l’armatura veniva ordita con i fili di seta ed è l’unica località in cui si preparava (e si prepara tuttora) l’armatura utilizzando il prezioso materiale.
Va sottolineato che, impiegando la seta, la trama dell’armatura risulta molto fine e questo conferisce al tappeto un altissimo pregio e una qualità eccelsa.
Il primo passo per restaurare il prezioso bene quindi è quello di individuare la seta adatta, preferibilmente di origine naturale. Gli aghi devono essere sottilissimi.
Come già illustrato durante il precedente restauro, il nodo va girato attorno all’ordito. Il maestro dovrà sostituire la seta dell’ordito deteriorato. Si deve pertanto procedere da circa 4,5 cm di distanza dalla frangia a strappare l’ordito e con una pinza estrarre l’area rovinata. Con la massima attenzione andrà poi infilato il nuovo ordito. Il maestro in questo modo, sostituisce il vecchio intreccio con quello di nuova fattura. Cosi l’ordito esce del tappeto. Successivamente l’ordito torna al contrario (all’interno del tappeto). Con la medesima sensibilità si entra fino alla profondità l’iniziale. Questi passaggi continuano secondo la quantità degli orditi. Praticamente crea un lungo serpentone con la parte scoperta (la frangia, la parte coperta al interno del tappeto). La perizia in questo restauro consiste nel rispettare la profondità dell’inserimento ed in secondo luogo nella finezza della tessitura; pertanto non è possibile per il restauratore applicarsi per molte ore di seguito a questa delicata operazione.
Come potete osservare la parte finale del tappeto originario da Esfahan termina con la cimosa, vocabolo che indica l’intreccio della trama con gli orditi. Anche il nostro restauratore, dopo aver inserito tutti gli orditi e creato le frange, prosegue nell’elaborazione della cimosa. Osservate come sopra la cimosa compaiono nodini piuttosto grandi. Una volta riprodotti i nodini come nel tappeto originale, possiamo affermare che il restauro è terminato.
Le due immagini mostrano il tappeto prima e dopo la riparazione.

Ricapitolando la procedura prevede tre fasi:
1) inserimento dell’ordito
2) creazione della cimosa
3) preparazione dei nodini

Restauro tappeti Herati - Ricostruire il taglio di Isfahan - prima
Ricostruire il taglio di Isfahan - prima
Restauro tappeti Herati - Ricostruire il taglio di Isfahan - dopo
Ricostruire il taglio di Isfahan - dopo
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Ricostruire il taglio di Isfahan

Come potete vedere dall’immagine il tappeto ha subito un danno sul fianco, cioè un taglio abbastanza grande.
In sostanza manca una parte sulla cornice esterna, quella parte come tutto il tappeto è fatto di trama, ordito e ovviamente i nodi che formano il disegno.

Questo restauro è molto importante non solo per il taglio che ha ma per la qualità del tappeto in sè.
Si tratta di uno dei tappeti più fini e pregiati, basandoci sulla loro manifattura e qualità; per questo che ci tengo a precisare che per affrontare un restauro del genere occorre una certa esperienza e assai notevole attenzione.
Per saperne meglio si consiglia di leggere attentamente le caratteristiche del tappeto “Isfahan” nella pagina origine dei tappeti.

Il motivo per il quale all’inizio della spiegazione ho tenuto a precisare che si tratta di un restauro piuttosto sensibile, è la qualità del tappeto di seta e la lana particolarmente pregiata.
Questi elementi rendono più sensibile il nostro restauro; innanzitutto bisogna preparare i materiali e la lana va tinta secondo il colori che servono per creare il disegno mancante.
Dopo aver preparato il materiale necessario, entriamo nel fase operativa.
Prima di tutto va creata l’armatura, dopo di che con l’ago sottile vanno inseriti l’ordito e la trama; vi lascio immaginare l’impegno e la bravura necessari per inserire la seta in un tappeto particolarmente fine.
Vi spiegherò passo per passo le procedure da utilizzare: l’Inserimento comincia un paio di centimetri prima che cominci lo strappo sia per l’ordito che la trama; dopo aver creato la rete (l’armatura), bisogna pensare a creare il disegno. Questa fase è uno dei passaggi più artistici che possa capitare durante il restauro; per qualsiasi tappeto l’artigiano avrà uno schema per proseguire, nel restauro dovrà trovare la parte che corrisponde a quella rovinata.
L’artigiano deve osservare la parte sana e quantificare il disegno come sia fatto, con quali colori; in questo caso il motivo è floreale.
Bisogna capire bene come sono posizionati i fiori; dopo averli memorizzati lui con la sua bravura, e basandosi sulla propria esperienza, riesce ad annodare e a creare il disegno sull’armatura già pronta.

Fatto il restauro bisogna tagliare la lana, come potete vedere, rispettando tutti gli elementi; possiamo ammirare la bellezza della manualità e la capacità straordinario di un maestro .

Restauro tappeto Herati - Ricostruire la parte finale, la cornice di Senneh - prima
Ricostruire la parte finale, la cornice di Senneh - prima
Restauro tappeto Herati - Ricostruire la parte finale, la cornice di Senneh - dopo
Ricostruire la parte finale, la cornice di Senneh - dopo
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Ricostruire la parte finale, la cornice di Senneh

L’ immagine che vedete è di un tappeto persiano l’origine (la provenienza è Senneh e antica manifattura).
Col tempo è stato rovinato e il danno maggiore, come ben vedete, sta sulla parte finale. La testata è una delle parti più a rischio di danneggiamento, ovviamente è stato abbastanza trascurato; quindi l’abbiamo preso incarico per portarlo allo stato originale.
Lo stato originale significa che la cornice esterna sia perfetta sui quattro lati del tappeto, cioè che la stessa sia perfettamente girata intorno al tappeto.

Per fare un intervento del genere occorrono:

  1. Preparare materiali all’altezza del tappeto; come sapete ogni tappeto fatto sull’ armatura può essere di cotone, lana, seta. In questo caso il tappeto fatto con armatura (intreccio fra l’ordito e trama) è di cotone.
    Dobbiamo fare attenzione nel scegliere il cotone che deve rispettare spessore o calibro esatto della trama o ordito dell’armatura originale, nel senso che se per caso il cotone con cui vogliamo ricostruire l’ordito o la trama non sono dello spessore originale il risultato sarà completamente diverso e di conseguenza il disegno fatto dal restauratore non sarà uguale col resto del tappeto.
  2. Scegliere la lana: in questo caso bisogna capire bene la qualità della lana del tappeto su cui lavoriamo.
  3. La fase più complicata è trovare le tinte giuste. In ogni restauro di qualsiasi tipo dobbiamo assolutamente rispettare l’integrità dell’oggetto sia che siano mobili, quadri, ecc .
    Come sapete la stragrande produzione di articoli di vecchia data o antichi sono fatti con prodotti naturali e soprattutto è stato impiegato molto tempo per realizzarli. Per cui, magari, la tintura della lana fatta oggi sarà diversa con ciò che faremmo tra un mese.
    Dopo aver preparato i materiali che servono, bisogna cominciare a costruire ciò che è mancante o rotto; dopo aver fatto la nuova armatura, bisogna riannodare.
  4. Perchè chiamo questa parte “riannodare”? Per fare qualsiasi tappeto (salvo quelli cosi detti primitivi) occorre un disegno; in base a questo l’artigiano comincia ad eseguire il lavoro tessile e utilizzando le lane piano piano crea il tappeto. Invece il nostro restauratore per poter rifare il tappeto danneggiato deve guardare (copiare) una parte del tappeto che corrisponda alla parte rovinata, così che riesca ad riannodare (ripristinare) il tappeto.
    Mi rendo conto che per una persone che non è del mestiere può essere complicato, ma nei prossimi esempi vi spiegerò meglio.
  5. Dopo aver ricostruito la parte rovinata, bisogna rasare con la forbice; dopo aver rasato, ovviamente rispettando le regole sopra indicate, avremo un restauro ad altezza del tappeto. Ci sono altrettanto piccoli particolari che io vi spiegherò ma che ho saltato per non essere noioso. Nella foto potete osservare con attenzione mentre il tappeto era al telaio (in fase di restauro).
Restauro tappeti Herati - Ricostruire il buco di Malayer - prima
Ricostruire il buco di Malayer - prima
Restauro tappeti Herati - Ricostruire il buco di Malayer - dopo
Ricostruire il buco di Malayer - dopo
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Ricostruire il buco di Malayer

Il tappeto che vedete e’ un malayer antico. Risale molto probabilmente fine 800. Ha dei colori molto tenui ma allo stesso tempo sono colori vivaci. Questa è la particolarità delle tinture naturali che, col passare del tempo, le tinte mantengono la loro brillantezza. Invece col tempo succede che il tessuto perde la sua resistenza e diventa un ostacolo del percorso del restauro. Qualche mese fa mi hanno portato il tappeto con dei buchi grandi da restaurare. Causa frequente per questo tipo di danno è un vaso sul tappeto per lungo tempo (senza piattino sotto) e quindi l’acqua si infiltra nel tessuto del tappeto facendolo marcire. Oppure può essere stato morsicato da cane. Per poterlo portare allo stato originale occorrono diversi passaggi.

In questi casi per esperienza intorno al buco a volte per qualche centimetro è ancora marcio. Ciò non è visibile. Perciò il diametro del buco sarà più grande. Per cui prima di tutto dobbiamo rafforzare la parte buona intorno al buco e poi cominciare a creare la base cosi detta armatura (intreccio fra l’ordito e la trama). Nel nostro caso l’elemento inatteso è che mentre l’ordito è di cotone la trama è fatta di lana. Dobbiamo trovare sia il cotone e la lana dell’esatto spessore di entrambi. Questo è un passaggio molto importante. Poi bisogna preparare la lana. A volte nella bottega c’è della rimanenza di lana che può andare bene, altrimenti bisogna tingere. Un’operazione delicata, che trovo però divertente, trovare la tinta che vada bene e nello stesso tempo abbia una sfumatura che rispetti l’antichità del tappeto.

Quindi entriamo nella fase che richiede genialità, cioè ci troviamo davanti un buco ma non abbiamo il disegno. Come si fa a riannodare come l’originale? La stragrande dei tappeti orientali sono asimmetrici. Quindi osservando attentamente si può quantificare come sia composto il disegno e memorizzare la parte che corrisponde e applicare (cominciare ad annodare) sull’armatura già fatta. Inoltre nei tappeti vecchi e antichi la manifattura spesso è stata annodata in un lungo tempo, perciò si nota una certa diversità nell’ annodatura. Dopo aver annodato tutto non resta che rasare con la forbice, ovviamente a mano. Se gli elementi sopra indicati sono stati rispettati, possiamo essere tranquilli che il restauro è perfetto. 

Restauro tappeti Herati - Ricostruir le frange di Khashan - prima
Ricostruir le frange di Khashan - prima
Restauro tappeti Herati - Ricostruir le frange di Khashan - dopo
Ricostruir le frange di Khashan - dopo
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Ricostruir le frange di Khashan

Le parti che subiscono i danni maggiori in questi preziosi oggetti sono soprattutto gli orditi e le frange (quest’ultime rappresentano le aree del tappeto “scoperte”). Purtroppo a causa dell’utilizzo di aspirapolveri e battitappeto, i tappeti subiscono un progressivo danneggiamento, in particolar modo le frange che, impigliandosi nei tubi di aspirazione, vengono malamente strappate.
Qui potete osservare un Khashan di antica manifattura che, per le ragioni sopra indicate, presenta le frange sfilacciate e staccate. Nella città omonima l’armatura veniva ordita con i fili di altissima qualità (e si prepara tutt’ora).

Anche nel variegato mondo del tappeto orientale, esistono vari indicatori di qualità che spaziano dalla bassa qualità all’eccellenza. La provenienza del tappeto, in particolare, costituisce un valore aggiunto importante per stabilirne le peculiarità. Khashan rappresenta una garanzia di altissimo pregio. Eccellenza, Maestosità, Bellezza sono i tre sostantivi che contraddistinguono questo marchio di provenienza. La manifattura del tappeto si presenta infatti estremamente raffinata. 

Il primo passo per restaurare il prezioso bene quindi è quello di individuare la seta adatta, preferibilmente di origine naturale. Gli aghi debbono essere sottilissimi.
Come già illustrato durante il precedente restauro, il nodo va girato attorno all’ordito. Il maestro dovrà sostituire la seta dell’ordito deteriorato. Si deve pertanto procedere da circa 4,5 cm di distanza dalla frangia a strappare l’ordito e con una pinza estrarre l’area rovinata. Con la massima attenzione andrà poi infilato il nuovo ordito. Il maestro in questo modo sostituisce il vecchio intreccio con quello di nuova fattura. Cosi l’ordito esce del tappeto. Successivamente l’ordito torna al contrario (all’interno del tappeto). Con la medesima sensibilità entra fino alla profondita iniziale. Questi passaggi continuano secondo la quantità degli orditi. Praticamente crea un lungo serpentone con la parte scoperta (la frangia, la parte coperta all’interno del tappeto). La perizia in questo restauro consiste nel rispettare la profondità dell’inserimento ed in secondo luogo nella finezza della tessitura; pertanto non è possibile per il restauratore applicarsi per molte ore di seguito in questa delicata operazione.
Come potete osservare la parte finale del tappeto originario Khashan termina con la cimosa, vocabolo che indica l’intreccio della trama con gli orditi. Anche il nostro restauratore dopo aver inserito tutti gli orditi e creato le frange prosegue nell’elaborazione della cimosa. Una volta eseguiti i passaggi necessari, bisogna legare gli orditi, cioè la fermatura, che tiene strette tutte le frange. Ora possiamo affermare che il restauro è terminato.

Restauro tappeti Herati - Ricostruire il taglio di kilim - prima
Ricostruire il taglio di kilim - prima
Restauro tappeti Herati - Ricostruire il taglio di kilim - dopo
Ricostruire il taglio di kilim - dopo
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Ricostruire il taglio di kilim

Vorrei approfondire la descrizione di un restauro molto interessante nel suo genere, non tanto per il danno subito dal Kilim (taglio grande) quanto per la tecnica utilizzata nel trattare il manufatto.

In merito alle caratteristiche di produzione, esistono tre varietà di tappeti: il tappeto, il Kilim, il Sumak. Tutti e tre nascono con lo scopo di ricoprire la terra.

Nella foto vedete un Kilim vecchio, originario della zona dell’Anatolia, con un danno di grandi dimensioni (taglio grande).

Come in un qualsiasi restauro, si parte con il quantificare il danno, calcolare e preparare i colori che servono. Ovviamente la tintura deve essere il più vicino possibile al colore del Kilim.
Va ricordato che per avere un risultato ottimale, per ciascun colore vanno impiegate le tonalità leggermente più chiare e più scure, in quanto mescolandole si ottengono le medesime sfumature dell’originale. La qualità della lana o del cotone scelti devono essere le stesse dei materiali utilizzati nella manifattura del Kilim.
In prima battuta si costruisce l’ordito; in un secondo momento la lana o il cotone cominciano ad attraversare l’ordito stesso. Questi passaggi permettono la definizione del disegno. Attenzione però: nella tessitura dei tappeti sono i nodi che consentono al disegno di delinearsi, nel Kilim invece non è così. Infatti sono i ripetuti passaggi di lana e cotone a formare il disegno; essi non seguono una direzione precisa, ma possono terminare qualche filo più in alto o più in basso rispetto al punto di partenza.
La fase più artistica è legata all’abilità del maestro nell’individuare la parte sana del Kilim in modo che corrisponda a quella danneggiata, dato che non può disporre di uno schema per poterne seguire il disegno.
Rispettando gli elementi sopra indicati il restauro risulterà soddisfacente, come vedete nella foto. Il Tappeto invece viene tessuto attraverso i nodi che girano intorno all’ordito.
Nel Kilim la trama, attraversando gli orditi, forma con essi un intreccio stretto che consente la tessitura del kilim stesso: il nodo occupa lo spazio che rimane tra l’ordito e la trama.
La difficoltà di stabilire l’entità del danno subito dal Kilim è da ricondurre al raggiungimento dell’estremità di un colore: il filo della trama viene infatti riavvolto dal punto di fine.

Restauro tappeti Herati - Ricostruire le frange Kerman - prima
Ricostruire le frange Kerman - prima
Restauro tappeti Herati - Ricostruire le frange Kerman - dopo
Ricostruire le frange Kerman - dopo
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Ricostruire le frange Kerman

Le parti che subiscono i danni maggiori in questi preziosi oggetti sono soprattutto gli orditi cioè le frange (queste ultime rappresentano le aree del tappeto “scoperte”). Uno dei motivi per cui le frange vengono malamente strappate oltre il consumo l’utilizzo di aspirapolveri e battitappeto.
Qui potete osservare un Kerman di vecchia manifattura che per le ragioni come sopra indicate presenta le frange sfilacciate e staccate.

Nella città omonima l’armatura veniva ordita con i fili particolarmente pregiati. Kerman gode di un’eccellenza tradizione nella produzione dei tappeti, pertanto i materiali devono essere di primissima scelta.
Va sottolineato che l’impiego di cotone pregiato è fondamentale per conferire al tappeto un altissimo pregio ed una qualità eccelsa.

Il primo passo per restaurare il prezioso bene è quello di individuare la seta adatta, preferibilmente di origine naturale. Gli aghi debbono essere sottilissimi.
Come già illustrato durante il precedente restauro, il nodo va girato attorno all’ordito. Il maestro dovrà sostituire la seta dell’ordito deteriorato. Si deve pertanto procedere da circa 4,5 cm di distanza dalla frangia e strappare l’ordito e con una pinza, estraendo l’area rovinata. Con la massima attenzione andrà poi infilato il nuovo ordito. Il maestro in questo modo, sostituisce il vecchio intreccio con quello di nuova fattura. Cosi l’ordito esce del tappeto. Successivamente l’ordito torna al contrario (all’interno del tappeto). Con la medesima sensibilità si entra alla profondità iniziale. Questi passaggi continuano secondo la quantità degli orditi. Praticamente si crea un lungo serpentone con la parte scoperta (la frangia, la parte coperta all’interno del tappeto). La perizia in questo restauro consiste nel rispettare la profondità dell’inserimento ed in secondo luogo nella finezza della tessitura; pertanto non è possibile per il restauratore applicarsi per molte ore di seguito in questa delicata operazione.
Come potete osservare la parte finale del tappeto originario da Kerman termina con la cimosa, vocabolo che indica l’intreccio della trama con gli orditi. Anche il nostro restauratore dopo aver inserito tutti gli orditi e creato le frange, prosegue nell’elaborazione della cimosa. Una volta creato la cimosa, bisogna legare gli orditi (che significa fermare). Dopo aver fatto la fermatura possiamo affermare che il restauro è terminato.

Ricapitolando la procedura prevede tre fasi:
1) inserimento dell’ordito
2) creazione della cimosa
3) eseguire la fermatura

Restauro tappeti Herati - Ricostruire il buco kilim - prima
Ricostruire il buco kilim - prima
Restauro tappeti Herati - Ricostruire il buco kilim - dopo
Ricostruire il buco kilim - dopo
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Ricostruire il buco kilim

Vorrei approfondire la descrizione di un restauro molto interessante nel suo genere, non tanto per il danno subito dal Kilim (il buco) quanto per la tecnica utilizzata nel trattare il manufatto.
In merito alle caratteristiche di produzione, esistono tre varietà di tappeti: il tappeto, il Kilim, il Sumak e tutti e tre nascono con lo scopo di ricoprire la terra. 

Nella foto vedete un Kilim vecchio, originario della zona dell’Anatolia, con un danno di media dimensioni (il buco).

Come in un qualsiasi restauro, si parte con il quantificare il danno, calcolare e preparare i colori che servono. Ovviamente la tintura deve essere il più vicino possibile al colore del Kilim.
Va ricordato che per avere un risultato ottimale, per ciascun colore vanno impiegate le tonalità leggermente più chiare e più scure, in quanto mescolandole si ottengono le medesime sfumature dell’originale. La qualità della lana o del cotone scelti devono essere le stesse dei materiali utilizzati nella manifattura del Kilim.
In prima battuta si costruisce l’ordito; in un secondo momento la lana o il cotone cominciano ad attraversare l’ordito stesso. Questi passaggi permettono la definizione del disegno. Attenzione però: nella tessitura dei tappeti sono i nodi che consentono al disegno di delinearsi, mentre nel Kilim invece non è così. Infatti sono i ripetuti passaggi di lana e cotone a formare il disegno; essi non seguono una direzione precisa, ma possono terminare qualche filo più in alto o più in basso rispetto al punto di partenza.
La fase più artistica è legata all’abilità del maestro nell’individuare la parte sana del Kilim in modo che corrisponda a quella danneggiata, dato che non può disporre di uno schema per poterne seguire il disegno.
Rispettando gli elementi sopra indicati il restauro risulterà soddisfacente, come vedete nella foto. Il Tappeto invece viene tessuto attraverso i nodi che girano intorno all’ordito.
Nel Kilim la trama, attraversando gli orditi, forma con essi un intreccio stretto che consente la tessitura del kilim stesso: il nodo occupa lo spazio che rimane tra l’ordito e la trama.
La difficoltà di stabilire l’entità del danno subito dal Kilim è da ricondurre al raggiungimento dell’estremità di un colore: il filo della trama viene infatti riavvolto dal punto di fine.

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