GLI UCCELLI MITICI
Gli uccelli mitici
Nel mondo pagano, da occidente fino alle estreme propaggini dell’oriente, elementi naturali quali il sole, il vento , il mare si consideravano dotati di poteri magici per via delle loro caratteristiche, ma con il tempo tali peculiarità hanno conferito loro poteri divini.
Gli animali, grazie alla loro natura, rivestivano un ruolo divino (il pavone, il gallo, ecc).
Nella tradizione orientale fino in Cina, invece rivestono molta importanza, grazie alle credenze popolari, gli animali cosiddetti “mitici”. La loro influenza si avverte tuttora sia nelle fiabe che nella vita quotidiana.
Al contrario degli animali esistenti (pavone, gallo, ariete, aquila) ai quali, come più volte ribadito, viene attribuita una dimensione sacra, gli animali mitologici sono frutto della fantasia e dell’immaginazione popolare e col tempo sono diventati simboli della cultura di diverse nazioni.
La fonte di tutti gli uccelli mitologici era la luce: gli studiosi infatti ritengono che tutti questi animali possiedono un carattere solare e quindi sono legati al dio del sole (la luce appunto).
L’ uccello Ibrido, secondo gli antichi, risiedeva nella città egiziana di Eliopoli (città del sole). Gli animali mitologici non solo compaiono su tessuti, tappeti e palazzi: essi ricoprono un ruolo importante nella letteratura degli antichi Egizi, Greci, Romani, Persiani e Cinesi.
In merito all’uccello mitico Simorgh (Fenice), la leggenda narra che ogni mille anni rinasce da un cumulo di legno ed una volta risorto inizia a cantare: in preda all’estasi con il becco appicca il fuoco e cosi i legni bruciano e Simorgh si trasforma in cenere. Dalla sua cenere nasce quindi nuovamente. Simorgh è simbolo della risurrezione e dell’eternità.
Non bisogna dimenticare i celebri poeti persiani che grazie alla loro fervida immaginazione hanno inventato storie meravigliose intorno a personaggi ed animali mitologici vedi Ferdosi e Attar.